Gesù è condannato dal sinedrio

III^ STAZIONE DELLA VIA CRUCIS

Tecnica: legno, cartone, gesso e tempera

Misure: 50 x 70 cm

Anno: 2017

In quest’opera il bianco diventa protagonista. Qui il gioco dei bianchi si basa su forme geometriche rivelate da diversi strati. Questa tecnica quasi scultorea che permette un rilievo con variazioni minime, realizzate sia in rilievo che incavato, permette all’osservatore un’illusione di profondità. Questa tecnica è per alcuni aspetti più simile ad un’immagine che alla forma di scultura. Solo la direzione radente della luce può rivelare le forme attraverso il chiaroscuro. Un’opera all’insegna del motto “Less is more”, il meno è il più. Uno slogan coniato dall’architetto razionalista tedesco Mies van der Rohe, che depurò le sue costruzioni da qualsiasi elemento superfluo alla ricerca di forme essenziali. Sempre van der Rohe amava dire: “Dio è nei dettagli”, la bellezza risiede nella perfezione svuotata da ogni decorazione, nella raffinatezza spoglia di un materiale. È straordinaria la ricchezza del nulla rappresentata dal bianco, perchè dietro quel nulla non c’è il niente, c’è solo qualcosa che è invisibile. Il bianco non è tanto un colore, quanto l’assenza visibile del colore e al tempo stesso, la fusione di tutti i colori. Un silenzio, una muta vacuità piena di significato che ci inquieta e ci attrae.Il quadro appare nello stile prodotto dalla tradizione della Chiesa bizantina: l’icona, massima rappresentazione della pittura sacra. Dell’icona, quest’opera attinge il tradizionale schema della cornice in rilievo sui bordi. Uno scavo che veniva chiamato “scrigno” o “arca”. La cornice, oltre a proteggere la pittura, rappresenta lo stacco tra il piano terrestre e quello divino in cui viene posta la raffigurazione. Del linguaggio iconico bizantino, quest’opera recupera solo l’impianto e la geometria delle forme. Per il resto abbiamo una rappresentazione in chiave contemporanea.

 

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