Febbraio 2016

Contest promosso dal Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, il Museo di Storia Naturale, la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, il Polo Museale della Toscana, il Segretariato Regionale MIBACT Toscana, il Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci, il Comune di Calci e la Regione Toscana

Obiettivo: valorizzare e promuovere il complesso monumentale barocco fondato nel 1366

Menzione speciale

Si é progettato l’identità visiva in occasione del Seicentocinquantesimo anno dalla fondazione della Certosa di Pisa a Calci.
Seicentocinquanta per interpretare un numero caro a questo Comitato.
Seicentocinquanta anni di silenzio, come già infatti San Bruno, scrivendo al suo amico Rodolfo il Verde diceva: “Quanta utilità e gioia divina portino la solitudine e il silenzio dell’eremo a coloro che li amano, lo sanno solo quelli che ne hanno fatto l’eseperienza”.
Seicentocinquanta anni di storia, aveva bisogno di un emblema grafico per creare una personalità visiva iconica in una occasione così prestigiosa.
Si é così proceduto a creare un segno grafico austero e schematico.
Il tono di voce molto istituzionale e raffinato, pulito ed essenziale, questi sono i valori sui quali si fonda il brand.
L’obiettivo é quello di farsi notare in maniera elegante ma allo stesso tempo, diretta e senza fronzoli.
L’unico colore dell’identità é il rosso cupo, tendente al bordeaux, colore volutamente scelto per evocare regalità austerità e attenzionalità.
L’emblema é accompagnato da una discreta tipografia serif, solo per quanto riguarda il motto.
Il segno é così rappresentato:
a sinistra abbiamo la rappresentazione schematizzata della facciata della Certosa e a destra la scritta 650°, quest’ultima ha una particolarità: lo zero riprende la forma dello stemma dell’Ordine Certosino, costituito da un globo sormontato da una croce e in semicerchio le sette stelle che rappresentano San Bruno e i suoi sei discepoli.
Chiude il motto: “O beata solitudo, o sola beatitudo”, qui inserito, la cui frase é anche sul timpano della certosa di Calci.